La nuova normativa urbanistica regionale (LR 24/2017) prevede la graduale riduzione al 3% del consumo del suolo sino ad arrivare al consumo zero prevista dalla direttiva europea per l’anno 2050.
Si dovranno quindi privilegiare le politiche rivolte al recupero degli edifici esistenti applicando il principio della rigenerazione urbana.
Il nostro centro urbano, come la maggior parte dei comuni limitrofi, è frutto della ricostruzione post-bellica ed oltre il 75% degli edifici esistenti, sia residenziali che produttivi, sono stati edificati negli anni 50/60/70 con tecnologie che al confronto di quelle odierne sono obsolete. Questi edifici per la quasi totalità non sono antisismici e sono altamente energivori. Anche il livello della qualità urbana e architettonica risente del periodo post-bellico dove l’importante era ricostruire e coprire la carenza di alloggi influenzata dai numeri alti della crescita economica e demografica di quei tempi. Ora l’emergenza di alloggi non esiste più, anzi vi è un surplus di alloggi rispetto alle necessità della popolazione, ed anche in ambito produttivo il bisogno, in termini di medie e grandi superfici industriali, si è molto contratto.
Occorrerà, quindi, creare un impianto urbanistico normativo che favorisca gli interventi di recupero e rigenerazione del patrimonio edilizio esistente migliorando, allo stesso tempo, l’aspetto architettonico e urbanistico della Città. Il RUE (regolamento urbanistico edilizio) è già stato oggetto di interventi di semplificazione ma ulteriori modifiche dovranno essere realizzate per andare incontro alle necessità ed esigenze dei cittadini, facendo in modo che l’impianto normativo sia il più possibile comprensibile e applicabile da tutti. Il PSC (Piano Strutturale Comunale) è stato approvato nel gennaio del 2008 ed è stato fino ad oggi oggetto di modifiche marginali. È nato ed è stato pensato in un periodo in cui il mercato immobiliare era ancora soggetto ad una vera bolla e tiene conto di previsioni espansive che non si sono realizzate e difficilmente si potranno realizzare. Molti degli interventi previsti sono rimasti sulla carta non avendo al giorno d’oggi possibilità ti trovare una fase realizzativa.
Sarà necessaria una profonda revisione di questo strumento che al momento della sua approvazione era già a tutti gli effetti superato, obiettivo da raggiungere mediante una analisi approfondita delle necessità abitative e di contenitori per luoghi di lavoro, che dovranno comunque privilegiare gli interventi di recupero degli edifici esistenti, mantenendo integro il paesaggio collinare extraurbano e promuovendo l’utilizzo di materiale da costruzione (sia strutturale che di isolamento termico) di origine naturale incentivando il più possibile la filiera locale per ottenere risparmio energetico, beneficio ambientale del sistema economico territoriale.
Un capitolo a parte merita il rudere dell’Alfa Wassermann. In oltre otto anni di trattativa e riunioni con la proprietà per la realizzazione dell’Art Science Center non si è andati oltre le conferenze dei servizi. La previsione urbanistica non è decollata anche per lo stallo del mercato immobiliare ma anche perché di fatto l’intervento è stato superato dalla realizzazione dell’Opificio Golinelli a Bologna. Le condizioni di mercato non hanno consentito alla proprietà di sviluppare la realizzazione dei progetti; sarà quindi nostro interesse lavorare di concerto con la proprietà per poter bonificare l’area creando, in accordo con la Città metropolitana (vedi piano strategico metropolitano) e con gli altri enti pubblici, un’area di interesse pubblico (aree sportive, culturali, polifunzionali). La realizzazione di un’area sportiva che rispetti i vincoli esistenti e in sintonia con la proprietà dell’immobile, potrebbe essere un ottimo progetto di riqualificazione ambientale e paesaggistica, che contribuisca fattivamente al benessere psicofisico degli abitanti della zona e limitrofi.
Come per l’area Alfa Wasswemann, anche per tutte le altre aree industriali abbandonate (ex Grandi Lavori, ex Tecnoserbatoi, ecc.), dopo un attenta ricognizione, si ipotizzeranno accordi con le rispettive proprietà per incentivare interventi di ristrutturazione e mutamenti d’uso che creino il giusto compenso per gli operatori privati ed il massimo beneficio per la collettività.
Un’altra area di grande impatto ambientale ed urbanistico da riqualificare è la “ex Metalplast”, area che dovrà essere bonificata, mediante demolizione e nel rispetto delle norme di salvaguardia della pubblica incolumità. La previsione urbanistica andrà rivista, prevedendo una maggiore coerenza con il tessuto urbano esistente, ricavando una maggiore quantità di area verde a vantaggio della collettività e di strutture polifunzionali di uso pubblico, nella restante area.