Sasso Marconi, 24 febbraio 2022 – La Fiac, storica fabbrica di compressori con sede a Pontecchio, nata dalla grande intuizione di un imprenditore locale, a seguito dell’acquisizione del marchio da parte della multinazionale Atlas-Copco, dopo 45 anni di attività ha chiuso e la produzione è stata trasferita in Piemonte in provincia di Torino.
È un brutto colpo per il mondo produttivo di Sasso Marconi, per le famiglie dei lavoratori e per il tessuto economico e sociale locale.
Nonostante le manifestazioni di solidarietà dei politici e degli amministratori comunali, provinciali e regionali, nonostante gli impegni che gli stessi avevano preso nei confronti dei lavoratori, nonostante i cartelli appesi ovunque con scritto “La Fiac non si tocca”, ciò che sembrava ineluttabile è accaduto.
Ora nessun politico o amministratore del territorio sembra avere più nulla da dire. Come Dimmi – Lista Civica Per Sasso Marconi abbiamo espresso a suo tempo la nostra solidarietà ai lavoratori e ora che purtroppo le scelte sono fatte, vorremmo cercare di approfondire e comprendere le possibili motivazioni, declinate a livello territoriale e locale (al di fuori della geopolitica economica internazionale) che possono aver contribuito a convincere la nuova proprietà a scegliere di interrompere produzione a Pontecchio e trasferirla in Piemonte e non il contrario dal Piemonte a Pontecchio.
Il Comune di Sasso Marconi, quando oltre 45 anni fa ha consentito la costruzione del capannone ex Fiac non ha tenuto conto della ubicazione e della viabilità. Allora le sensibilità nei confronti della viabilità erano diverse, ma non si può non evidenziare che in 45 anni le Amministrazione comunali nulla hanno fatto per migliorare quella situazione oggettivamente pericolosa e complessivamente disagevole per la Fiac riguardo al trasporto delle materie prime e dei propri prodotti.
Tutti ricordano le pericolose manovre dei TIR che dalla via Vizzano si immettevano nella Porrettana e degli incidenti stradali che sono accaduti in corrispondenza di quell’incrocio.
Il fabbricato della ex Fiac si trova nei pressi dell’area industriale/artigianale di Pontecchio, ma attualmente è ancora scollegata dalla stessa. La strada comunale via Primo Maggio gli arriva a poche decine di metri e ancora adesso si interrompe. Sicuramente una accessibilità più razionale negli anni passati avrebbe potuto agevolare le operazioni trasportistiche e forse influire nelle nuove scelte e strategie aziendali.
Sempre nei 45 anni trascorsi, il Comune non si è mai fatto parte attiva affinché HERA adeguasse la linea del metano per consentire alla Fiac di allacciarsi e poter usufruire del servizio, cosa che ancora oggi non c’è in quell’area. Certo il metano è aumentato di prezzo, ma per una attività produttiva non averlo mai avuto a disposizione in passato quando i prezzi erano più accessibili non è stato un dato favorevole. Anche la segnaletica stradale non è mai stata sufficientemente adeguata e a volte è capitato che sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco per sbloccare TIR che per raggiungere la Fiac imboccavano la via Vizzano dalla parte sbagliata (dalla via Ganzole) rimanendo bloccati all’imbocco del Ponte di Vizzano.
Già da quasi dieci anni il Comune ha la disponibilità dei soldi (circa un milione di euro) concessi da Società Autostrade come fondi compensativi della Variante di valico, per realizzare i lavori di modifica della via Vizzano e collegarla direttamente a via Primo Maggio. Effettuando questa modifica alla viabilità sarà possibile la piena integrazione del capannone con l’adiacente comparto produttivo, consentendo l’accesso direttamente alla ex Fiac da via Pila e via Primo Maggio evitando il pericoloso incrocio di via Vizzano/ Porrettana.
In dieci anni, nonostante la disponibilità dei fondi nulla è stato fatto e solo da pochi giorni (ma intanto la Fiac ha già chiuso…) sono iniziati i lavori per eseguire il collegamento stradale con via Primo Maggio.
Anche in questo caso i tempi della Pubblica Amministrazione si sono rivelati troppo lunghi!
Non è detto che tutto sia dipeso dalle motivazioni di cui sopra, ma è legittimo pensare che, di fronte ad una viabilità più razionale e agevole come quella che da dieci anni deve essere realizzata in loco, l’accessibilità ancora assente alla linea del metano e una segnaletica più razionale, le scelte strategiche intraprese dalla Atlas Copco sarebbero potute, forse, essere più favorevoli per Pontecchio e non per la location piemontese.
Tutti noi di DIMMI – Lista Civica per Sasso Marconi continuiamo a pensare che le strategie delle Amministrazioni locali, Metropolitane e Regionali riguardanti la viabilità delle valli del Reno e del Setta, non siano adeguate per garantire un livello sufficientemente competitivo alle aziende del territorio e dell’Appennino.
Le scelte politiche in merito alle mancate realizzazioni della bretella di collegamento tra le Valli del Reno e del Setta (che consentirebbe di bypassare la Rupe in caso di frana), del passante sud di collegamento Sasso/Pianoro/San Lazzaro, della manutenzione e successiva rapida ristrutturazione del Ponte Da Vinci, devono cambiare e deve essere messo in campo tutto ciò che occorre per imprimere una svolta favorevole allo sviluppo del tessuto produttivo ed economico dell’Appennino bolognese.